Nell’era digitale in cui viviamo, i social media hanno assunto un ruolo di primo piano nella vita di tutti i giorni. Oltre a essere piattaforme di condivisione e connessione, hanno anche assunto il potere di plasmare le nostre percezioni, soprattutto se si parla di bellezza, creando ideali distorti e irrealistici. Alcuni brand, stanno cercando di cambiare le regole del gioco, utilizzando la loro enorme influenza per promuovere un tipo di bellezza che punta all’inclusione di tutti i tipi di corpi, sfidando gli stereotipi, portando avanti un importante messaggio di fiducia e autenticità. Un esempio lampante di questa tendenza, è la campagna lanciata dal brand Dove, “Il Costo della Bellezza”.
Sensibilizzare sui contenuti dannosi
La campagna di Dove, realizzata in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning, ha come obiettivo quello di proporre un percorso formativo nelle scuole per aiutare ragazze e ragazzi ad essere più consapevoli e autotutelarsi dai messaggi tossici, veicolati sui social media. Il video della campagna, che ha come sottofondo le note di “You Are So Beautiful”, dimostra come i giovani di oggi siano esposti a una crescente pressione per conformarsi a ideali di bellezza negativi. Questo può portare a gravi problemi di autostima, ansia e depressione, fino ad arrivare ai disturbi alimentari quali anoressia, danneggiando la salute, mentale e fisica, di una generazione intera.
Una campagna per la consapevolezza
La campagna di Dove non è uno spot pubblicitario fine a se stesso, ma va ben oltre: è un messaggio di sensibilizzazione e consapevolezza. Il brand si è impegnato a sollevare una questione che colpisce milioni di giovani in tutto il mondo e sta cercando di spingere per un cambiamento anche in Italia, grazie alla petizione lanciata su Change.org. Si parte con i dati, diffusi da una recente ricerca commissionata dalla Presidenza del Consiglio, dove si evince che quasi 100 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni presentano caratteristiche compatibili con una dipendenza dai social media. Si stima, inoltre, che la salute mentale di 1 giovane su 2 sia a rischio, per cui il brand sta cercando di catalizzare l’attenzione sul problema e di incoraggiare una conversazione aperta su ciò che riguarda invece la fiducia in se stessi e l’autostima.
I brand e l’inclusive marketing
Dove ha dimostrato il potere dei brand nell’attirare l’attenzione su questioni sociali fondamentali e di interesse pubblico. Mentre molti si concentrano esclusivamente sulla promozione del prodotto, c’è invece un crescente numero di aziende che riconoscono il loro ruolo più ampio nella società. Questi brand stanno abbracciando la responsabilità sociale, esprimendola attraverso quello che viene definito l’Inclusive Marketing: un approccio comunicativo capace di raggiungere un pubblico ampio, considerando tutti gli aspetti dell’identità di una persona.
La voce delle donne dei social
Dalle creator Giulia Lamarca e Camihawke, alla scrittrice Chiara Tagliaferri, al volto della Generazione Z Sofia Viscardi, fino ad arrivare ad Aurora Ramazzotti, madrina dell’iniziativa, le donne più seguite sui social hanno giocato un ruolo fondamentale nell’incoraggiare un cambiamento culturale significativo. Attraverso il loro coinvolgimento personale e la condivisione di storie autentiche, hanno contribuito a creare una connessione emozionale con il pubblico, spingendo a partecipare attivamente alla campagna e alla creazione di spazi online più positivi e accoglienti.
La campagna di Dove è un esempio di come i brand possano davvero andare oltre il prodotto, sostenendo cause sociali significative. Questo tipo di iniziativa dimostra che la bellezza inclusiva è più che una moda passeggera: è un movimento capace di migliorare concretamente la vita delle persone e promuove una cultura di accettazione e amore per se stessi. Tutte e tutti noi siamo invitati a sostenere questi sforzi e a contribuire a creare un mondo online che sia più gentile.
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